L’educazione civica e gli eco-terroristi di Federico Butera

L’educazione civica e gli eco-terroristi di Federico Butera

“L’educazione civica e gli eco-terroristi” di Federico Butera, Il Manifesto, 23/8/2024

“Secondo le linee guida precedenti, l’educazione civica, in 33 ore annuali, doveva affrontare tre macroaree: costituzione, sviluppo sostenibile e cittadinanza digitale. Durante il governo Draghi, il Ministero dell’Istruzione aveva dato ampio spazio all’educazione ambientale, lanciando il Piano RiGenerazione Scuola che affrontava il tema in modo completo e sistematico, impiegando anche specifici finanziamenti. Il Piano, col nuovo governo, è stato brutalmente cancellato, in linea con la posizione governativa secondo cui considerare prioritaria la difesa dell’ambiente e la lotta al cambiamento climatico ha come inevitabile conseguenza la deindustrializzazione del paese. Quindi, necessario depotenziare l’educazione ambientale, per evitare di formare soggetti pervasi da “ambientalismo ideologico” e come tali “eco-terroristi”. Come fare? Semplice, basta imbottire l’insegnamento di educazione civica con un bel numero di argomenti aggiuntivi, da trattare sempre in 33 ore, riducendo quindi il tempo a disposizione per formare consapevolezza ambientale, cosa pericolosissima, anche perché subdolamente sostenuta dai nemici giurati dell’Italia che sono i sostenitori del Green Deal Europeo.
Suggestivi sono i nuovi argomenti inseriti, fra i quali spiccano: cultura d’impresa (i bambini devono subito mettere su una bancarella e vendere i loro disegni?), educazione stradale (si poteva non accontentare Salvini?), educazione finanziaria e assicurativa (fondamentale, se un bambino vuole assicurare la sua bicicletta).
L’educazione ambientale viene appena citata nel lungo elenco, con poche parole: “è evidenziata l’importanza della crescita economica, nel rispetto dell’ambiente e della qualità della vita dei cittadini”. Cioè, prima la crescita economica, con l’ambiente ostacolo alla crescita ma che purtroppo va rispettato. A parte l’errore di considerare l’ambiente come “altro” da noi, invece di considerarcene parte integrante, si vede che il Ministro (che evidentemente non ha mai seguito un corso di educazione ambientale) e i suoi esperti non sono al corrente delle modifiche apportate nel 2020 agli articoli 9 e 41 della Costituzione, che pure va insegnata nell’educazione civica. Questi articoli dicono, rispettivamente, che la Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni e che l’iniziativa economica privata deve svolgersi in modo da non recare danno all’ambiente. Quindi la crescita economica non deve fare danno all’ambiente, che è molto più che rispettarlo, cioè non fargli troppo male. Inoltre, l’articolo 9 implicitamente attribuisce una nuova grande rilevanza alla educazione ambientale, sottolineando la necessità di difendere le future generazioni, la cui consapevolezza ambientale è quindi condizione essenziale. Indicazione che le nuove linee guida disattendono, anzi contrastano.
Non basta. Nel comunicato stampa c’è l’affermazione, da trasmettere agli studenti come verità rivelata, che la crescita economica (leggi crescita del PIL) crea benessere, cioè più il PIL cresce, meglio si sta. Sicuro? Peccato premi Nobel come Joseph Stiglitz e Amartya Sen, e altri insigni economisti non siano affatto d’accordo. Già, perché il PIL aumenta anche se la minoranza più ricca guadagna più dell’anno prima e la maggioranza più povera come prima o meno, e quindi sta peggio. Certo è, invece, che con l’aumento del PIL aumenta l’estrazione di risorse dall’ambiente, risorse che non sono infinite e quindi il PIL non può crescere senza limiti senza mettere in crisi l’ambiente e sottrarre benessere alle nuove generazioni. Anche questo andrebbe insegnato ai ragazzi, ma non si può: se lo sanno diventano eco-terroristi.”

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