Mantenere al buio le nuove generazioni
Riportiamo di seguito, condividendolo in pieno, l’articolo scritto su l’Extraterreste (Il Manifesto 14/11/2024) da Federico M. Butera, Teacher For Future e professore emerito al Politecnico di Milano, il quale è anche stato componente del comitato di consulenza al ministro dell’istruzione per la definizione delle linee guida dell’educazione civica nel 2020. Di Butera abbiamo pubblicato anche il recente testo su educazione civica e eco-terroristi.
Il fatto che le nuove generazioni subiranno più di noi oggi gli effetti del nostro crescente impatto sugli equilibri planetari, con conseguenze sul clima e sulla biodiversità, è ormai riconosciuto anche dalla nostra costituzione, quando – nell’articolo 9 – afferma che “la Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”.
L’interesse delle nuove generazioni si tutela anche, se non soprattutto, rendendole consapevoli della crisi ambientale, della sua origine e dei possibili rimedi, perché dovranno dare vita ad una società in armonia con la natura che, come la comunità scientifica sostiene da tempo, deve essere basata su un nuovo modello economico e culturale, essendo quello attuale la causa prima della crisi che stiamo vivendo.
È quindi centrale, in questa prospettiva, l’educazione ambientale.
Per questo nel 2020 fu emanato un decreto ministeriale riguardante l’educazione civica, di cui l’educazione ambientale era uno dei tre pilastri, con le relative linee guida. A seguito del decreto, nel 2021 il Ministero dell’Istruzione (era il tempo del governo Draghi) avviò il piano RiGenerazione Scuola che mirava a sostenere e guidare il percorso che deve portare la scuola a creare consapevolezza ambientale, fornendo gli strumenti necessari. Questo piano è stato bloccato dall’attuale governo.
Nel vuoto lasciato dal blocco della iniziativa pubblica, ecco che trovano spazio i privati, in particolare i principali responsabili del cambiamento climatico, consapevoli della loro inevitabile estinzione se il nuovo modello economico e culturale si realizza, e dunque tirano fuori le unghie per impedirlo. Una generazione che abbia piena coscienza della necessità di abbandonare senza ritardi e a qualsiasi costo l’uso dei combustibili fossili è un serissimo pericolo per chi li produce e commercializza. Così aziende come Eni e Liquigas, entrano a gamba tesa nell’educazione ambientale, offrendo assistenza gratuita alla scuola pubblica sotto forma di seminari, documentazione, strumenti didattici vari. Nobilissima azione, ma dato che a pensar male si fa peccato… è lecito domandarsi: queste aziende, non essendo soggette ad alcun controllo, forniranno ai giovani e ai loro insegnanti la corretta lettura della crisi climatica, che implica il riconoscimento dell’enorme responsabilità che hanno avuto e che hanno? Domanda retorica, naturalmente.
Infatti, nei loro siti web in cui sono descritti i programmi formativi e sono disponibili strumenti didattici vari (fatti bene, bisogna ammetterlo; ma si capisce, i soldi non mancano), si vede che l’impiego di fonti fossili non viene mai messo in discussione – è come la terra che gira intorno al sole, un fatto ineluttabile – e il messaggio è che siamo stati noi, con i nostri comportamenti, i colpevoli, e a noi tocca essere più responsabili, dobbiamo smetterla di essere spreconi. Da qui tutti i consigli per consumare meno energia. Consigli giusti, naturalmente, ma di chi ci induce allo spreco non una parola; non una parola su cosa dovrebbero fare loro, le aziende del fossile, per ridurre le emissioni da loro causate. Non possono certo dire la verità, cioè che pur essendoci un accordo internazionale sulla necessità di arrivare al 2050 nella condizione emissioni zero, cioè fossili bruciate zero, le compagnie Oil&Gas continuano a investire senza sosta per trovare e sfruttare nuovi giacimenti.
Ma si va oltre, subdolamente. In uno dei siti, in mezzo al materiale in cui si forniscono le corrette informazioni generali sulle fonti rinnovabili, il cambiamento climatico e altro, si trova una stonatura: un multimediale in cui si spiega come la CO2 si possa sotterrare, invece di mandarla in atmosfera, e così il problema è risolto. Si parlasse anche di impianti geotermici, di sistemi di accumulo dell’energia, o altri sistemi tecnologici potrebbe essere giustificato il calarsi in una specifica tecnologia, sulla cui validità e sicurezza si nutrono forti dubbi. Però, si capisce, i giovani vanno abituati subito al fatto che i combustibili fossili si possono continuare a bruciare, tanto poi la CO2 si sotterra.
In un altro sito web si afferma invece la perla che il gas liquido è più ecologico della biomassa, fonte rinnovabile.
Il fatto è che tutto torna.
Nelle nuove linee guida sull’educazione civica da poco pubblicate, la valorizzazione dell’iniziativa privata e la crescita economica senza limiti sono i concetti base da instillare nei giovani, e l’ambiente è visto come un noioso ostacolo di cui purtroppo bisogna tenere conto. E chi può instillarlo meglio delle aziende del fossile, che il noioso ostacolo hanno sempre ignorato o aggirato?
“La grande cecità” è stata definita quella di continuare a sostenere l’attuale modello economico e culturale, e in questa cecità si vogliono mantenere le nuove generazioni, abbandonandoli a un futuro sempre più dominato da alluvioni, siccità, ondate di calore, fame.