Il 24 febbraio 2022, la Federazione Russa ha lanciato un'offensiva militare improvvisa e aggressiva in tutta l'Ucraina, ma la guerra in Ucraina è una terribile tragedia sia per gli ucraini che per i russi.
Come educatori, dirigenti scolastici e rettori, professori e ricercatori che aderiscono al Manifesto degli Insegnanti per il Futuro non possiamo rimanere osservatori indifferenti e freddi di fronte a questo orrore, soprattutto ora che il governo Draghi, in spregio alla Costituzione Italiana e all’Articolo 11 che afferma che "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali", ha deciso l’invio di armi all'Ucraina.
Mai abbiamo visto costruire la pace alimentando la guerra e siamo sicuri che tale decisione non servirà che a peggiorare la situazione.
Crediamo che l’Europa debba muoversi con la diplomazia, con gli aiuti umanitari, mandando medicinali, cibo, aiutando i profughi, non cedendo alle pressioni delle lobbies delle armi, perché ai cittadini di Kiev non servono missili, bensì un percorso verso la pace.
In questi giorni abbiamo assistito ai festeggiamenti in borsa dell’industria militare e a un’escalation delle minacce di ricorso alle armi nucleari, che ovviamente avrebbero un impatto globale catastrofico; restiamo sgomenti e avviliti nel constatare il reiterarsi di schemi ideologici e blocchi di potere che credevamo archiviati.
Mentre tutto questo scorre sotto ai nostri occhi, esce l’ultimo report dell’Ipcc, “un atlante della sofferenza umana e un’accusa schiacciante nei confronti delle leadership sull’azione climatica”, che sottolinea con forza l’esigenza di mettere a punto urgentemente strategie di adattamento efficaci, avvertendo che la finestra temporale per intervenire è sempre più stretta; mentre tutto questo scorre sotto ai nostri occhi, escono tremila pagine per dire che “le mezze misure non sono più una possibilità”.
Saranno soprattutto i giovani, già provati dalla pandemia, a subire il contraccolpo di una guerra devastante, che potrebbe definitivamente azzerare le loro speranze e le loro relative certezze.
Ci sentiamo coinvolti e responsabili della costruzione del futuro delle nuove generazioni, tradite e deluse dalle rovinose scelte degli adulti. Desideriamo offrire loro una prospettiva accettabile, la possibilità di andare oltre le paure che li angosciano oggi.
Intanto, per sopperire alla crisi di approvvigionamento del gas in Italia, ripartono due centrali a carbone che sono tra le 30 che emettono più CO2 in Europa, e che ci allontanano drammaticamente dall'obiettivo del 1,5°C. È dunque indispensabile ricordare che la guerra è anche nemica del clima.
Le forze armate sono grandi consumatrici di energia e contribuiscono in modo significativo alle emissioni di gas serra, oltre a far registrare un impatto ambientale negativo a partire dagli addestramenti, le attività e le vere e proprie operazioni militari. Le vittime di questa guerra, perciò, non saranno solo i civili e i militari direttamente coinvolti nel conflitto: tutto l'equilibrio climambientale ne risulterà stravolto ulteriormente e forse irreversibilmente.
Ora più che mai è necessario perseguire la giustizia climatica e sociale, ed è per questo che esprimiamo la nostra totale e incondizionata solidarietà al popolo ucraino, diciamo risolutamente “NO” ALLA GUERRA e chiediamo la fine immediata di tutte le ostilità, il ritiro delle truppe russe dal territorio dell'Ucraina e l’avvio rapido di negoziati di pace.